Un altro importante e fondamentale passo in avanti per la ricerca nel campo della medicina rigenerativa: il Dr. Tobias Deuse e il suo team di ricercatori della University of California di San Francisco sono riusciti ad ingegnerizzare le prime cellule staminali pluripotenti indotte (iPSC), per renderle “invisibili” al sistema immunitario ed evitarne quindi il rigetto in fase di trapianto.
Grazie a questa tecnica innovativa, le cellule staminali cosi manipolate potranno essere utilizzate per le terapie di medicina rigenerativa universali, e quindi saranno adatte a qualsiasi paziente.
Il Dr. Deuse, il cui studio è stato pubblicato questo 18 febbraio sulla rivista Natural Biotechnology, spiega come il sistema immunitario sia impietoso nei confronti di tutto ciò che viene percepito come estraneo al corpo – al fine di proteggerlo da possibili infezioni – e come questo rappresenti un ostacolo non indifferente nel caso di trapianto di organi, tessuti o cellule causandone il rigetto.
È questa una delle difficoltà che presentano le iPSC: essendo cellule ottenute tramite un approccio “personalizzato”, ovvero coltivate in provetta a partire dalle cellule adulte prelevate dallo stesso paziente, esse risultano refrattarie alla riprogrammazione (da cellula adulta a cellula primitiva).
La soluzione a questa problematica è stata individuata da Deuse e il suo team nell’alterazione di 3 geni che ha permesso alle iPSC di essere trapiantate in riceventi non compatibili con sistema immunitario pienamente attivo.
«Questa è la prima volta che vengono ingegnerizzate cellule che possono essere universalmente trapiantate e che riescono a sopravvivere in riceventi immunocompetenti senza scatenare una risposta immunitaria», afferma il Dr. Deuse, e aggiunge: «La nostra tecnica risolve il problema del rigetto delle cellule staminali e dei tessuti derivati dalle cellule staminali e rappresenta un importante passo avanti nel campo della terapia con cellule staminali».
Maggiori informazioni: Hypoimmunogenic derivatives of induced pluripotent stem cells evade immune rejection in fully immunocompetent allogeneic recipients, Nature Biotechnology (2019).